Il fare 1


Come spesso accade, anche in questa occasione, tocca rispolverare una massima di Confucio, semplice e geniale, insomma una vera evergreen:

 

se io sento dimentico,

se io vedo ricordo,

se io faccio capisco.

 

geniale e dir poco. non trovate !?

 

Il fare dunque ha un tono speciale nella nostra comprensione e azione nella realtà.

L’unione e’ la diretta conseguenza, il fare insieme. Tale proposito, di per se è stupendo e oggigiorno deve fare i conti con le nostre rigide strutture mentali che senza rendercene consapevolmente conto, continuano a manifestare l’individualismo, l’egocentrismo, l’antropocentrismo. e aggiungo che gli “ismi” mi piacciono ancor meno, ma in tutta franchezza li debbo usare.

Quello che il nostro inconscio ci comunica, di questi tempi, è la necessità di un cambiamento, di una transizione, di un accesso a nuovi-antichi paradigmi e personalmente credo che sia in corso uno scatto esponenziale della nostra autocoscienza che sta generando, come conseguenza, una sintesi evolutiva. Un antico futuro è già tra noi, ma bisogna praticarlo per comprenderlo, bisogna fare per riconoscere il nostro attaccamento inutile e nocivo alle frivolezze che ci ostacolano e che non ci permettono di vivere liberi e spontanei. Gli uomini sono prigionieri di se stessi. Dei giochi millenari che ha generato. Attualmente poi è evidente che in termini di civiltà, ci troviamo a vivere al di sopra delle nostre possibilità e chi ha intuito la necessità del cambiamento si deve aggregare con umiltà all’ascolto dell’altro e soprattutto deve far tesoro delle esperienze di chi ci ha preceduto.

Bisogna però riconoscere che la nostra attività umana è in continuo divenire. Anche quando saltano le centrali nucleari, anche lì c’è un lezione che può essere accettata positivamente e con umiltà. Il problema è la soluzione.

Nonostante l’inquinamento delle città, la nostra ignoranza non è in grado di distruggere completamente ciò che non abbiamo compreso. Nonostante tutto, il selvatico è presente in ogni luogo e ci osserva.

Ma volendo tornare al nostro orgoglio per il progresso raggiunto nella conoscenza di ciò che è dentro e fuori di noi, dalla spiritualità alla scienza, bisogna essere motivati nel voler conseguire un obiettivo comune. Nel nostro caso, la ricostruzione di un habitat ecologicamente sostenibile in simbiosi e in sinergia con la natura, ma anche vivificante per il bipede attualmente ancora confuso!

Allora che ben venga la Permacultura. Personalmente credo che un Food Forest sia un esempio di ingegno umano di cui essere fieri. Ma bisogna capire ciò che viene prima. La Permacultura, per quanto interessante è anche giovane, e i giovani, com’è risaputo, hanno poca esperienza. Tutto questo per dire che bisogna necessariamente conoscere la cultura sostenibile più vicina a noi. La Civiltà Contadina. Vi posso assicurare che fare esperienza in un podere fedele alla tradizione è senz’altro una delle esperienze più sconvolgenti e entusiasmanti che si possano fare. Il vero viaggio di scoperta è vedere lo stesso mondo, ma con occhi diversi. Dunque partiamo dai nostri nonni che è vero che lavoravano tanto ed erano ignoranti, se paragonati al nostro potenziale accesso all’informazione, ma non erano stupidi. Più ci si addentra nel fare e più riaffiora l’aspetto emotivo della nostra storia. Quando hai in mano un strumento che magari 60/70 anni fa aveva in mano tua nonna o tuo nonno allora capisci molti perché, diventi più umile e ti rendi conto che il tuo essere saccente e presuntuoso è fuori luogo. Via via si cresce e ci si riappropria dell’identità più intima e quando poi si usa il computer, esso avrà un gusto diverso. Non bisogna aver paura, indietro non si torna, si resta nel presente, ma con una consapevolezza più profonda.

 


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