Come ogni anno alcune regioni riaprono alle doppiette con la cosiddetta “pre-apertura”, altre invece rispettano la conclusione della fase di riproduzione di diverse specie di volatili e si inizia dopo la meta’ del mese di Settembre.
Ogni anno si rinnova la diatriba infinita fra i cacciatori e gli ambientalisti, con le amministrazioni provinciali e regionali che si comportano in modo differente a seconda dell’entita delle forze in gioco, sia dell’una che dell’altra parte.
Il fenomeno della caccia va inquadrato in un ottica non di parte, deve essere il più possibile neutrale, al fine di inquadrare una possibile strategia di successo per i giorni nostri. Cercare insomma, di individuare la possibile soluzione al problema, come spesso si ripete in Permacultura. O meglio, fare in modo da far coincidere la soluzione con il problema, come a voler far svanire la parte negativa del fenomeno della caccia, in questo caso.
Le motivazioni che spingono i cacciatori a continuare questa pratica sono di varie ragioni e alcune delle volte e’ possibile offrire una controparte adeguata mentre in altre non e’ possibile. Se le motivazioni coincidono con il bisogno di alimenti di altro valore nutrizionale, come la selvaggina, allora bisogna ammettere che si tratta di una richiesta fondamentale. Coloro che hanno l’abilita’ di procacciarsi autonomamente la selvaggina non cambierebbero per nulla al mondo un fagiano con un pollo da allevamento intensivo. Solo coloro che non avendo altra scelta, devono mangiare un pollo da supermercato dovendosi accontentare di questa mediocre scelta alimentare, in modo più a meno consapevole da parte delle persone.
Come possiamo dare torto ai cacciatori in questo caso?
Allo stesso tempo, la caccia e’ responsabile di un grave impoverimento della vita selvatica degli ecosistemi, essa spesso coincide con una minaccia reale per intere popolazioni di volatili e terrestri, che sono costrette ad affrontare in quei mesi di sparatorie inenarrabili.
Esistono soluzioni in Permacultura che permettono di ottenere alimenti di origine animale e vegetale di elevato valore nutrizionale e non di gran lunga differente dal cibo selvatico e alimurgico.
Le coltivazioni e gli allevamenti intensivi hanno portato alla attuale drammatica situazione moderna, in cui il prodotto da supermercato spesso coincide con le future malattie da cui bisognerà curarsi successivamente e spesso con grave insuccesso della medicina moderna non olistica. Basti pensare soltanto all’elevato numero di tumori della popolazione del cosiddetto “primo mondo”.
E’ necessario sostenere fermamente uno dei principi fondamentali della biologia che riguarda la qualità e la quantità di ciò che mangiamo, di ciò che beviamo e di ciò che respiriamo. Dalla salute del mondo in cui viviamo dipende strettamente, la nostra salute. Semplice, eppure perché continuiamo a rimandare? Cosa stiamo aspettando?
In Permacultura e’ possibile transitare verso nuove e antiche soluzioni e strategie, a patto pero’ da riuscire ad inquadrare le esigenze umane di una visione olistica delle forze in gioco e delle entità di queste forze, in altre parole bisogna considerare e rispettare i limiti. (Holistic management).
Esistono metodi di gestione degli animali domestici, di cui la nostra specie si nutre, che permettono di ottenere risultati straordinari, come ad esempio il pascolo brado di maiali, di galline, conigli, cavalli, capre, asini, e via di seguito. Alla Roverella e’ in corso una progettazione di un’area destinata al pascolo alberato perenne per capre e pecore che entrerà sicuramente in conflitto con i parametri di reddito degli allevamenti intensivi. La differenza di fondo consiste in una progettazione differente delle esigenze umane che mette in discussione l’intero sistema alimentare convenzionale. In Permacultura, l’uomo rientra in un rapporto diretto e intimo con il cibo. Torna a vivere una relazione olistica con la vita che genera altra vita, l’alimento appunto. Si riappropria del ciclo ininterrotto della produzione alimentare. Prende atto dell’insostenibile, inutile e pericoloso del sistema alimentare basato sulle regole neoliberiste e miopi che hanno portato ad una situazione paradossale in cui proprio quello che non si dovrebbe mangiare, è proprio quello che viene consumato abitualmente dalle persone del cosiddetto “primo mondo”.
Apparentemente lo stile di vita che applica i principi di Permacultura, può apparire come un tornare indietro, invece e’ un andare molto avanti. Consiste in altre parole nel fare un passo indietro per poterne fare due avanti, qualora si abbia resilienza a sufficienza.
Tale gestione degli animali domestici da alimento è improponibile ad una certa visione aziendale che si basa su un profitto mediocre e per conseguire questo scopo, consuma l’indispensabile per produrre il superfluo.
La cosa ancora più incredibile riguarda il fatto che in Permacultura non solo si progetta simulando un’ecosistema in salute e non solo si produce più di quello che si consuma, ma e’ possibile tirar fuori anche un profitto monetario. Mi domando, cosa stiamo aspettando!?