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La dimensione del giardino fitoalimurgico nel sistema agroforestale della Roverella si manifesta quando nel seminativo vi è il periodo di riposo da monocoltura.
A seguito delle prime prove di semina diretta dei cereali e legumi, effettuate negli ultimi dieci anni, già fin dall’inizio risultava evidente cercare di giungere ad una sorta di compromesso con le numerose essenze spontanee che popolavano i terreni, infatti gli esperimenti di semina diretta che giungevano ad un discreto successo erano proprio quelle condotte su fondi in cui le essenze spontanee avevano già espresso la loro funzione nell’anno precedente, mentre dove si ripeteva la successione monocolturale, seppur in un ottimo ciclo di avvicendamenti e rotazioni, vi erano risultati decisamente inferiori con estreme difficoltà nella raccolta, proprio perché le numerose essenze spontanee, di gran lunga più vigorose delle varietà domestiche da semina, prendevano il sopravvento e colonizzavano la maggior parte dello spazio a disposizione.
Onde evitare tali problematiche, venne fuori l’intuizione di dover introdurre l’anno di riposo da monocoltura che successivamente venne definito giardino fitoalimurgico, all’intero del ciclo di rotazione colturale del seminativo. Tale pratica consiste nel lasciar esprimere liberamente tutte le essenze spontanee presenti sotto forma di seme in giacenza sulla superficie del suolo, potendo così avvantaggiarsi di una moltitudine di piante culinarie, medicinali, tintoree e altre. Alle spontanee via via aggiungendone delle altre alloctone, resilienti ed in grado di adattarsi a tale contesto e giungere a capacità autoriseminanti al fine di divenire specie autoctone e dunque senza alcuna necessità di dover nuovamente reintrodurre il seme o la pianta dall’esterno.