L’obiettivo del presente decalogo consiste nell’individuare azioni e comportamenti da porre in
essere per circoscrivere e delimitare la quantità di merci e servizi da cui si dipende, favorendo la
condivisione delle buone prassi e, soprattutto la realizzazione di beni (non merci) atti a migliorare il benessere e ridurre la quantità di rifiuti immessi nell’ambiente in cui viviamo.
Ogni circolo dovrebbe individuare un suo percorso semplice a piacere e adottarlo, stabilendo
obiettivi tangibili e alla portata di tutti i componenti (con gli ovvi distinguo relativi alla specificità
di ogni componente).
Vengono proposti alcuni obiettivi possibili per un circolo, sottolineando che l’elenco che segue non
è esaustivo ma solo orientativo. Ogni territorio ed ogni circolo si confrontano con realtà diverse ed
eterogenee: la creatività nel darsi obiettivi sfidanti e raggiungibili è qualcosa di meravigliosamente
imprevedibile…
Proprio per questo, una volta ogni due mesi, ogni circolo invierà al responsabile dei circoli MDF 3
righe (non una di più) in cui espone una riflessione sulle modalità di applicazione della decrescita
al suo interno. Tutte le riflessioni verranno pubblicate nel Sito MDF per essere condivise.
1.Accorciare le distanze tra produzione e consumo, sia in termini fisici che umani.
Ricollocare il più possibile l’economia nel territorio in cui si vive. Chiederesi sempre quanta strada
ha fatto ciò che si sta consumando e chi lo ha prodotto. Fare acquisti direttamente dal produttore
oppure creare o entrare a far parte di un Gruppo d’Acquisto Solidale (GAS) per:
minimizzare i chilometri percorsi dai beni nel loro viaggio tra luogo di produzione e luogo di
consumo;
stabilire rapporti umani di amicizia e fiducia con chi produce.
2.Riscoprire il ciclo delle stagioni ed il rapporto con la terra.
Trovare il tempo per interrogarsi sulle qualità, ecologiche ma non solo, di ciò che si sta consumando
e quale potrebbe essere l’alternativa più ecologica, salutare, piacevole e conviviale per soddisfare
gli stessi bisogni.
Fermarsi a contemplare la Natura, comprendere i suoi cicli e confrontarli con i cicli industriali che
sono alla base del proprio modello di produzione e consumo. Confrontare i propri ritmi con quelli
della Natura. Rallentare, invece di accelerare.
Riscoprire il gusto di aspettare la stagione giusta per assaporare i frutti della terra nel momento in
cui sono più saporiti e nutrienti.
Conoscere il territorio in cui si vive e le risorse naturali e umane che offre, anche in termini di saper
fare derivante da conoscenze tradizionali (artigianato, cultura popolare, metodi colturali).
3.Ridefinire il proprio rapporto con i beni e con le merci.
Sostituire il più possibile le merci (prodotte per essere vendute) con beni autoprodotti o scambiati
all’interno di relazioni non mercatili, riportando il mercato alle sue dimensioni fisiologiche
(acquisire e diffondere la consapevolezza che il mercato non può essere eliminato, ma, allo stesso
tempo, non è l’unico luogo dove poter soddisfare i propri bisogni).
Autoprodurre il più possibile:
beni alimentari (ad es. yogurt, pane, ortaggi, dolci, liquori, conserve alimentari…);
altri beni (ad es. capi di vestiario, mobili… )
Analizzare, valutare e promuovere i vantaggi dell’autoproduzione rispetto all’acquisto di merci in
termini di maggiore qualità dei beni utilizzati (assenza di additivi chimici e processi finalizzati
all’incremento della produzione e alla riduzione dei costi a scapito della qualità), minore impatto
ambientale (meno energia e trasporti, meno imballaggi e rifiuti, più recupero e riciclaggio),
conservazione e trasmissione del saper fare, creazione di momenti di nuova socialità.
4.Ricostruire le interazioni sociali attraverso la logica del dono.
Creare momenti comunitari di scambio di beni autoprodotti utilizzando la logica del dono, facendo
attenzione a non cadere nella logica del baratto: il baratto è il precursore della moneta e, quindi,
degli scambi mercantili!
Donare la propria esperienza, il proprio sapere e il proprio tempo agli altri. Condividere le proprie
esperienze come presupposto per ulteriori scambi non mercantili di beni e competenze.
Donare beni, tempo, sapere e saper fare essendo sempre consapevoli che in una comunità c’è
l’obbligo di donare, l’obbligo di ricevere e l’obbligo di restituire più di quanto si è ricevuto.
5.Fare comunità
Consolidare nel tempo le relazioni umane non mediate dal denaro all’interno della propria cerchia
familiare, anche allargata, e all’interno della propria cerchia di amici e conoscenze. Creare
periodicamente le occasioni per fare in modo che le relazioni umane generate dall’economia del
dono diventino il più possibile stabili nel tempo.
6.Allungare la vita alle cose, rifiutando la logica dell’ “ultimo modello”.
Adottare uno stile di vita che poggi sulle quattro R (riduzione, riuso, recupero, riciclaggio) e
impegnarsi a diffonderlo il più possibile e con tutta la creatività di cui si è capaci in ambito
familiare, tra gli amici, sul posto di lavoro.
Trattare le le merci per quello che sono: un mezzo e non un fine.
Usare tutta la propria creatività per aumentare la durata di qualsiasi bene (ad es. rigenerazione
motori automobilistici, superamento del concetto di moda e adozione del concetto di utilità,
abitudine alla autoriparazione dei beni, ecc.).
7.Ripensare l’innovazione tecnologica.
Adottare tecnologie che riducono il consumo di risorse naturali preferendo l’innovazione volta al
risparmio invece che quella rivolta all’incremento dei consumi. Interagire con le imprese che
aderiscono al MDF e propongono prodotti o servizi capaci di ridurre, anche drasticamente, i nostri
consumi.
8.Esserci pesando il meno possibile sull’ambiente, come forma di massimo rispetto per noi
stessi e le generazioni future.
Ridurre il più possibile la propria impronta ecologica, facendo le stesse cose con meno oppure
evitando di fare cose non strettamente necessarie per il proprio benessere e quello degli altri.
Ridurre l’impiego di mezzi di locomozione propri, laddove possono essere sostituiti da mezzi
pubblici o mezzi meno inquinanti. Adottare e diffondere forme di trasporto condivise come il car
sharing o il car pooling.
Attuare prassi di risparmio energetico (incremento dell’efficienza energetica della propria casa e
nell’utilizzo di apparecchiature domestiche, proposizione di impianti condominiali più efficienti
nell’uso delle fonti energetiche – realizzazione di apparati di autoproduzione dell’energia).
Proporre, e attuare per quanto possibile, un modello alternativo alle grandi centrali e al trasporto
dell’energia su lunghe distanze, basato sulla produzione energetica su piccola scala per
l’autoproduzione e la vendita alla rete delle eccedenze.
9.Ridefinire il proprio rapporto con il lavoro.
Ridefinire il lavoro salariato come mezzo per soddisfare parte dei propri bisogni e non come fine
della propria esistenza. Concepire il lavoro in generale come strumento per l’affermazione della
dignità umana, ma non come l’unica modalità di espressione della medesima. Sperimentare stili di
vita capaci di ridurre i consumi inutili e dannosi come presupposto per ridurre il tempo dedicato al
lavoro salariato necessario per pagarli.
10.Diffondere i principi del Movimento per la Decrescita Felice in ambito politico.
Anche senza partecipare direttamente a competizioni elettorali e o alla vita di partiti politici, trovare
le strade per far giungere le idee e le proposte del MDF a chi ha il compito di governare il territorio
in cui si vive. Essere il “lievito” della vita politica partendo dal basso, dagli ambiti più vicini alla
vita e ai problemi delle persone. Organizzare incontri pubblici, coinvolgere i propri concittadini in
battaglie specifiche evitando ogni tentativo di strumentalizzazione delle idee e delle proposte del
MDF.