Primavera anticipata. 4


 

Siamo ormai entrati in marzo e il risveglio dalla quiescenza si comincia a intravedere sempre con maggiore chiarezza. Da circa cinque giorni si può godere di soleggiate abbondanti, sembra di stare in maggio invece. Vi è ancora la neve nei luoghi esposti marcatamente a nord, dove non arriva il sole nemmeno nelle ore centrali della giornata, essendo i raggi molto bassi, in questo periodo dell’anno.

Dunque dopo le abbondanti nevicate di metà febbraio, ora siamo catapultati, in men che non si dica, nel bel mezzo di un risveglio primaverile. Le temperature sono salite in modo repentino, rimettendo in moto tutti gli esseri viventi che durante l’inverno, per loro natura, sono in letargo. Sul terreno è possibile osservare un’intensa attività degli insetti, delle formiche, delle coccinelle e anche le api naturalmente sono già in movimento. Gli alberi da frutto sono in evidente fioritura, specie i mandorli e i noccioli, come di consueto, da ancor prima. Naturalmente una gelata nei giorni a venire, prima dell’estate sarebbe fatale e non solo purtroppo, infatti in questa bioregione, la probabilità che arrivi di nuovo un’ondata di gelo prima del caldo estivo è molto alta. Si spera sempre che ciò non avvenga, perché questo comprometterebbe non solo la maturazione della frutta, ma anche quella dei cereali le cui piantine in levata e maturazione, sono molto vulnerabili specie quando le gelate arrivano in aprile, infatti quello è il momento in cui la spiga si riempie e proprio sotto di essa, quando comincia il gambo, si crea una sorta di strozzatura dello stelo che sorregge la pianta, in altre parole, si assottiglia per un centimetro di lunghezza e di circa la metà del diametro stesso dello stelo. Dunque un colpo di freddo andrebbe a gravare enormemente proprio in quel punto particolare. Dobbiamo solo sperare che tutto ciò non avvenga.

La fioritura degli alberi, d’altro canto ha compromesso la spollonatura delle piantine di alberi da frutta. I polloni, ovvero le giovani piantine che nascono attorno all’albero madre, dovrebbero essere sradicati nel momento in cui la pianta è in certa quiescenza, quindi i mesi invernali sono il momento migliore. Tuttavia, a seguito di questo calore improvviso ho dovuto accelerare i tempi di questa operazione perché alcune piante si sono cominciate a “muovere” come si dice gergalmente da queste parti. Uno sradicamento in evidente attività vegetativa significherebbe uno stress tale per il pollone da rischiare di non sopravvivere. Ma per fortuna sono riuscito a prelevarne già varie, proprio da qualche mese, mentre altri prelievi li sto compiendo in questi giorni. Fino ad ora, dall’inizio dell’anno, sono riuscito a recuperarne diverse decine, tra piante di fico, allevate dai miei nonni materni fino qualche decennio fa. Si tratta di una varietà con frutto bianco di forma oblunga con un gusto piacevolmente dolce, quasi caramellato, così come per il susino bianco che all’assaggio risulta essere un nettare puro, anch’esso allevato dai miei nonni che erano molto attenti alla selezione di piante di qualità, come del resto, un tempo riguardava tutti i contadini. La particolarità che si scopre oggi da queste piante non è casuale, tutte quelle che si trovano ancora nei campi un tempo coltivati ed hanno almeno quarant’anni, sono tutte eccezionali, possiedono sfumature di gusto a se stanti e non paragonabili con nient’altro, in questo caso infatti si tratta di piante allevate localmente da chissà quanto tempo e questo ha permesso alle piante di innescare processi di adattamento molto profondi con l’ambiante circostante, ha permesso di raccogliere sempre maggiori informazioni sulla bioregione che la ospita come forma di vita addomesticata.

E’ un gene antico che conserva memorie antiche.

Insieme al trapianto delle giovani piantine di alberi, vi sono altre attività che si praticano in questo periodo, come la potatura.

Proprio qualche giorno fa ho cominciato a preparare le prime talee da una vite che si trova nell’orto della vecchia casa dei miei bisnonni paterni. Ha oltre cinquant’anni. Si tratta di una varietà di uva bianca da tavola, con chicchi abbondanti e oblunghi, di origine incerta, invece ciò di cui sono certo è la sua bontà e generosità. Si tratta infatti di una cultivar che porta generalmente un notevole raccolto, nonostante le potature non avvengono ogni anno ed inoltre senza nessun tipo di concimazione. Anche se c’è da dire che si trova a dieci centimetri di distanza da un pozzo, una volta era un pergolato che sto aiutando a riformarsi di nuovo. Con tutta probabilità, le radici avventizie pescano nutrimenti direttamente dentro l’acqua che qui non manca per tutto l’anno.

Le talee, meglio note come barbatelle di vite, ora dimorano nelle fitocelle preparate appositamente per ospitare la fase di radicamento delle gemme che dimorano lungo i rami laterali della vite. Gemme che da aeree, avrebbero dovuto svilupparsi producendo foglie, fiori e frutti, invece sottoterra  esse si trasformeranno in radici e ogni volta che una talea attecchisce si realizza un vero e proprio miracolo!

Persino la nonna ha deciso di iniziare preventivamente la potatura degli alberi quest’anno e così è salita su un pino a circa cinque metri d’altezza per tagliare a mano alcuni rami interni che flettevano troppo verso il basso, a causa delle abbondanti nevicate. Proprio così, pensate un pò! La nonna senza dire niente a nessuno ha preso la scala ed è salita per due metri, per poi proseguire l’ascesa arrampicandosi mani e piedi, con una sega manuale al seguito. Una volta su a circa due metri dalla cima dell’albero si è messa a tagliare i rami che non gli aggradavano. Ora si possono vedere i tagli freschi lungo il tronco del pino. Lei ha passato gli ottant’anni e pare non voglia rendersene conto.

Sono arrivato a casa sua circa dieci minuti dopo tale operazione, se ne stava sull’aia della casa e aveva ancora le mani piene di resina appiccicosa. Così si è messa a raccontare i particolari di questa folle arrampicata. Il racconto era spesso interrotto da brevi risate, a testimonianza della sua consapevolezza per averla fatta grossa questa volta.

Alla fine conclude che per lei è normale fare tutto quello, perché è figlia di contadini ed è fin da bambina che si arrampica sugli alberi, lo ha visto fare dagli adulti da quando è nata e lei stessa ha cominciato a praticare le ascese sulle piante poco dopo aver cominciato a camminare! Come tutti i bambini che nascevano in campagna, mi raccontava, un bel divertimento era sicuramente quello di salire sulle querce giovani per poi iniziare a farle flettere lateralmente, fino ad arrivare in prossimità di un’altra giovane quercia e a quel punto bisognava solo fare un salto per aggrapparsi a quest’ultima.

Tutto questo accadeva ancora solo fino a cinquant’anni or sono in questi luoghi.


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4 commenti su “Primavera anticipata.

  • giovanni

    In effetti è un bel problema, questa altalenanza climatica. Non solo le temperature al di sopra della media dei primi giorni di marzo, ma anche quelle di dicembre hanno anticipato ripresa vegetativa, salvo che adesso è tornato un po’ di gelo, con le spiacevoli conseguenze di cui parli. in Più le frequenti piogge non facilitano la potatura, per non parlare dei danni causati dalla neve; le piante sono ferite dalle rotture dovute al carico di neve, ricominciano a vegetare in anticipo e in più vengono colpite dal ritorno traditore del gelo. Della serie non ci facciamo mancare niente.
    Buon lavoro

  • daniele

    Ciao, Valerio spero tanto che il freddo di questi giorni non abbia provocato grossi danni.
    Quando parli della nonna mi pare di vederla. A presto Daniele